LA CALCOLOSI DELLE VIE URINARIE

Epidemiologia e fattori di rischio per la calcolosi urinaria
La calcolosi urinaria (o litiasi, dal greco lithos: pietra) è una frequente patologia urologica che colpisce principalmente i soggetti di sesso maschile e che consiste nella presenza di calcoli, cioè di composti solidi di varia forma e natura, all’interno delle vie urinarie, ovvero a livello di reni, ureteri e/o vescica.  La calcolosi urinaria inoltre mostra una tendenza a recidivare (si calcola che circa 1 paziente su 2 formi un nuovo calcolo entro i 10 anni dalla formazione del primo). 
Spesso questa patologia ha una causa sconosciuta, mentre in altri casi risulta associata a disturbi del metabolismo, farmaci e/o infezioni responsabili di squilibri nella composizione dell’urina. Alcuni esempi di alterazioni nella composizione delle urine sono l’aumentata escrezione di calcio (ipercalciuria), di acido urico (iperuricosuria) o di ossalato (iperossaluria) e la ridotta escrezione di citrato (ipocitraturia). La composizione del calcolo da’ alcune indicazioni sulla sua origine e dunque del disturbo responsabile della sua formazione:

-       Calcoli di acido urico, associati a condizioni quali iperuricemia, gotta, iperuricosuria, ecc.

-       Calcoli di ossalato di calcio, associati a ipercalcemia, ipercalciuria, disturbi delle ghiandole paratiroidi, ecc.

-       Calcoli di cistina, dovuti ad alterazioni genetiche

-       Calcoli di struvite, associati ad infezioni batteriche del tratto urinario

-       Calcoli misti, chimicamente composti quindi da due o più tipi

-       Altri calcoli

La conoscenza della composizione del calcolo e di determinati parametri urinari è quindi fondamentale per l’impostazione di un adeguato regime dietetico e di una eventuale terapia farmacologica.

Diagnosi: i sintomi della calcolosi
I calcoli delle vie urinarie sono responsabili delle coliche reno-ureterali. Il sintomo principale è il dolore che, come dice il nome stesso, è tipicamente di tipo colico (cioè che aumenta e diminuisce), che non cambia con la posizione assunta dal paziente. Il dolore da colica renale solitamente inizia a livello lombare e tende progressivamente a coinvolgere il fianco e la fossa iliaca omolaterale, oltre che a volte il testicolo nell’uomo e la vagina nella donna. Non di rado l’esordio della colica è notturno, durante il riposo. Al dolore si accompagnano spesso senso di nausea/vomito, dolore/senso di bruciore durante la minzione (disuria), senso di pesantezza a livello vescicale e, in alcuni casi, presenza di sangue nelle urine (macroematuria) e/o febbre. 
La diagnosi viene posta solitamente, oltre che dalla storia clinica riferita dal paziente e dall’esame obiettivo, tramite ecografia, capace in buona parte dei casi di vedere i calcoli a livello del rene oltre ad una eventuale dilatazione del rene e dell’uretere (ureteroidronefrosi). Nei casi in cui l’ecografia non sia dirimente o vi sia il sospetto di altre patologie, può essere richiesta una TC addome senza mezzo di contrasto, capace di individuare con una alta accuratezza un eventuale calcolo, anche dove a volte l’ecografia non è riuscita a trovarlo. Oltre agli esami radiologici, si eseguono anche degli esami di sangue per valutare eventuali segni di infezione o di sofferenza renale e un esame delle urine.

La terapia medica nella calcolosi
Nei casi in cui il calcolo si trovi in uretere e risulti di dimensioni ridotte (inferiori ad 1 centimetro), la prima terapia è di tipo medico, definita terapia espulsiva. Essa prevede una abbondante idratazione divisa equamente durante tutta la giornata (tanti bicchieri d’acqua durante tutto il giorno piuttosto che bere una bottiglia d’acqua da due litri in una sola volta) e l’utilizzo di alcuni farmaci. I farmaci più utilizzati nella terapia espulsiva sono gli alfa-litici (Tamsulosina, Silodosina, ecc.), i cortisonici e gli antidolorifici. Gli alfa-litici sono farmaci tipicamente utilizzati per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna nei maschi anziani, che si sono mostrati anche in grado di velocizzare l’espulsione di calcoli ureterali di piccole dimensioni. I cortisonici vengono utilizzati per ridurre lo stato di infiammazione ed edema dell’uretere, permettendo quindi di ridurre lo spessore delle sue pareti così da facilitare il passaggio dei calcoli. Gli antidolorifici (Paracetamolo, Ketoralac, Diclofenac, ecc.) vengono impiegati per gestire al meglio il dolore, potendo essere prescritti al bisogno o ad orari precisi come copertura per eventuali coliche. Per quanto riguarda la gestione del dolore, un ruolo terapeutico è rivestito anche dal calore che riesce a rilassare la muscolatura ureterale e dunque ridurre il dolore da colica: un bagno caldo o l’utilizzo di una borsa dell’acqua calda applicata sull’addome sono in grado di alleviare il fastidio. L’utilizzo di antibiotici è limitato nei casi in cui vi siano segni conclamati di infezione (es. febbre, innalzamento dei globuli bianchi, presenza di abbondanti globuli bianchi nelle urine, ecc.) e non sono da considerare parte integrante della normale terapia espulsiva. Anche l’utilizzo di farmaci spasmolitici (es. Spasmex) è limitato ad alcuni casi. Per quanto riguarda invece l’utilizzo di farmaci per la prevenzione della formazione di nuovi calcoli, è prima necessario lo studio metabolico del calcolo stesso e del metabolismo del paziente, così da impiegare la terapia più adatta al caso (es. diuretico tiazidico per calcoli a base di calcio, allopurinolo per calcoli a base di acido urico, ecc.)

La Litotrissia, ovvero la frantumazione del calcolo

Nei casi in cui la terapia farmacologica non fosse indicata (es. calcoli renali, calcoli ureterali di grosse dimensioni, ecc.), si dovrà procedere alla frantumazione (detta Litotrissia, parola di origine greca che indica letteralmente la rottura di una pietra) o alla rimozione del calcolo. Ad oggi le tecniche disponibili sono:

-       Litotrissia Extracorporea (ESWL): tecnica che prevede la frantumazione del calcolo tramite delle onde d’urto (energia meccanica) prodotte da un macchinario chiamato litotritore posto all’esterno del corpo del paziente. Le onde d’urto vengono settate in base alle caratteristiche del paziente e del calcolo. Non prevede l’utilizzo di anestesia o di degenza in ospedale ma può richiede più sedute per il trattamento completo del calcolo.

-       Litotrissia laser endoscopica (RIRS e ULT): prende il nome di chirurgia renale retrograda (RIRS per gli anglosassoni), mentre nel caso in cui il calcolo si trovi a livello ureterale può essere anche indicata con il termine Ureterolitotrissia (ULT). È una tecnica chirurgica mini-invasiva che permette, tramite l’utilizzo di uno strumento detto ureterorenoscopio, di raggiungere il calcolo all’interno delle vie urinarie entrando dall’uretra (dunque per via naturale, senza incisioni o fori) per via retrograda (ovvero risalendo dal basso verso l’altro). La frantumazione del calcolo poi viene ottenuta con diversi metodi, il più diffuso ed efficace dei quali prevede l’utilizzo di particolari Laser. L’elevata tecnologia del Laser permette infatti di ottenere un elevato tasso di riuscita con frammentazione completa, anche con calcoli di notevoli dimensioni e/o multipli, senza danneggiare i tessuti ureterali e renali. L’anestesia di tipo spinale/generale e sono generalmente necessari circa due giorni di ricovero ospedaliero. Al termine della litotrissia, al fine di facilitare l’espulsione dei calcoli, può essere posizionato uno stent (stent doppioJ anche detto stent JJ) che verrà successivamente rimosso ambulatorialmente. In alcuni casi è comunque possibile che la procedura venga rinviata qualora intraoperatoriamente si riscontrino urine chiaramente infette e dunque l’intervento risulti pericoloso per il paziente stesso (rischio di sepsi)

-       Nefrolitotrissia percutanea  (PCNL): detta PCNL per gli anglosassoni, è una tecnica indicata per i calcoli di dimensioni notevoli e/o complessi (es. calcoli a stampo) che risultano difficilmente trattabili con le tecniche extracorporea ed endoscopica. Prevede la creazione di un iniziale accesso attraverso la cute fino alle cavità renali seguito dal passaggio di diversi dilatatori, fino all’ottenimento di un tramite capace di accogliere lo strumento. Il litotritore tramite l’impiego di un laser procede alla litotrissia del calcolo stesso finché questo non risulti totalmente polverizzato o estraibile dal tramite precedentemente creato con l’utilizzo di strumenti di presa appositi (detti basket, o cesti). I progressi tecnologici hanno permesso lo sviluppo della cosiddetta mini-PCNL che richiede la creazione di un foro di soli 3-5mm a livello cutaneo.


Strumentario endoscopico utilizzato per RIRS di un calcolo del rene

Controllo radioscopico con mezzo di contrasto dei calici e della pelvi renale (Pielografia)