IL TUMORE DEL PENE

Epidemiologia e Cause del Tumore del Pene

Il tumore del pene è un tumore raro con un’incidenza di circa 1 caso su 100 000 uomini in Europa e USA, con una tendenza ad aumentare con l’aumentare dell’età (la fascia maggiormente colpita è tra i 60 ed i 70 anni). Solitamente insorge a livello del prepuzio o del glande, ma può anche localizzarsi nel solco balano-prepuziale e nell’asta.

La variante istologica più frequente è il carcinoma squamocellulare (95% dei casi) mentre molto più rari sono i carcinomi basocellulari ed i melanomi penieni. Nella maggior parte dei casi il tumore del pene può essere preceduto da lesioni premaligne, che vengono divise in lesioni ad alto rischio (es. neoplasia intraepiteliale PeIN, eritroplasia di Queyrat e malattia di Bowen) e a basso rischio (es. verruca cutanea, balanite xerotica obliterante, lichen sclero-atrofico). I principali fattori di rischio sono la fimosi (restringimento del prepuzio), scarsa igiene intima, fumo di sigaretta, rapporti sessuali non protetti con molti partners, primi rapporti sessuali in età precoce, condilomi genitali e condizioni dermatologiche di infiammazione cronica come balanopostiti e lichen sclerosus e atrofico. Un forte legame è stato trovato tra il tumore al pene e l’infezione da HPV (human papilloma virus), soprattutto di tipo 16 e 18, responsabile di verruche e condilomi a livello genitale (oltre che di carcinomi squamocellulari). L’HPV è infatti presente in circa la metà dei casi di tumore del pene, sebbene sia importante sottolineare che non è sufficiente la sola infezione da HPV per sviluppare un tumore del pene. Inoltre, la presenza di un tumore del pene HPV-correlato non è associato ad una prognosi peggiore rispetto a quelli in cui non è riscontrato il virus.  Tra i fattori protettivi più importanti è da ricordare la circoncisione in età infantile.

La presentazione clinica del tumore al pene è eterogenea. Si può presente come lesione ulcerata, come lesione rilevata o ancora come papula. Da un punto di vista clinico è tipicamente una lesione non dolente, il che spesso porta il paziente a sottovalutare la gravità. Le metastasi sono preferenzialmente linfonodali, inizialmente a livello inguinale e poi a livello pelvico-addominale, e negli stadi avanzati si può localizzare a distanza in fegato, ossa e polmoni.

Diagnosi e Sintomi del Tumore del Pene

La diagnosi del tumore del pene si basa inizialmente su un attento esame obiettivo dei genitali esterni. Si valutano il numero delle lesioni e le loro caratteristiche, come sede, dimensione, aspetto, colore dei  margini ed eventuali loro rapporti con le strutture vicine. Per poter avere certezza nella diagnosi è comunque necessario un prelievo bioptico della lesione. L’eventuale coinvolgimento dei corpi cavernosi del pene potrà essere studiato tramite ecografia o risonanza magnetica. Si valutano inoltre le stazioni linfonodali inguinali, essendo queste la prima sede di diffusione della malattia. In assenza di anomalie alla palpazione dei linfonodi, potrebbe essere comunque richiesta una ecografia inguinale e, qualora questa evidenzi linfonodi anomali, si procede solitamente con l’esecuzione di un esame di secondo livello, come TC con mezzo di contrasto, risonanza magnetica e/o PET con FDG. Nei pazienti con malattia aggressiva è indicata l’esecuzione di una scintigrafia ossea.

La Terapia per il Tumore del Pene

Il trattamento del tumore del pene primitivo è il più conservativo possibile, tenuto conto delle dimensioni, della localizzazione e del rapporto coi tessuti circostanti. Fondamentale nel trattamento chirurgico è l’ottenimento di margini di resezione indenni da patologia, così da evitare recidive. Sono possibili resezioni minime chirurgiche (effettuabili in alcuni casi anche con tecniche alternative come laserterapia e crioterapia) per progredire fino a resezioni sempre più estese, quali glandulectomia, penectomia parziale (qualora vi sia coinvolgimento dei corpi cavernosi) e totale (qualora vi sia invasione l’uretra). La linfoadenectomia inguinale e/o pelvica, monolaterale o bilaterale, si effettua in caso di positività o sospetta positività dei corrispettivi linfonodi e nei casi di malattia localmente avanzata. Negli stadi avanzati, può essere utile eseguire una chemioterapia prima dell’intervento chirurgico (detta chemioterapia neoadiuvante). Negli ultimi anni un ruolo sempre maggiore è stato assunto dalla radioterapia, che oggi si configura sia come terapia alternativa per le lesioni di piccole dimensioni (<4 cm) sia come trattamento palliativo.