IL TUMORE DELLA VESCICA
Epidemiologia e fattori di rischio del tumore della vescica
Nel 2023 in Italia, ci sono state circa 30.000 nuove diagnosi di tumore della vescica, di cui la maggior parte (90%) è rappresentata dal carcinoma uroteliale. Non sono note forme a trasmissione familiare, ma i principali fattori di rischio per lo sviluppo di tale patologia sono sicuramente il fumo di sigaretta, l'esposizione cronica alle amine aromatiche (frequente nei lavoratori dell'industria tessile, dei coloranti, della gomma e del cuoio), precedenti radioterapie pelviche o chemioterapie e l'infezione da parassiti come lo Schistosoma haematobium, tipico di Medio Oriente ed Egitto.
Segni e Sintomi
Il tumore della vescica può essere subdolo, perché, soprattutto inizialmente, potrebbe non dare sintomi o causare solo ematuria (sangue nelle urine) con o senza formazione di coaguli. Questo sintomo può essere l'unico o accompagnato da dolore ad urinare, da aumentata frequenza ad urinare, da urgenza minzionale o da una maggiore probabilità a contrarre infezioni delle vie urinarie.
Diagnosi
La diagnosi, in prima battuta, si avvale, dell'analisi chimico-fisica delle urine, della coltura delle urine, della citologia urinaria in tre campioni e dell'ecografia vescicale (ormai a disposizione di ogni ambulatorio medico). Qualora il sospetto sorga, si passa alle indagini di secondo livello: la cistoscopia, eseguita ambulatorialmente, e/o la TC, utilizzata soprattutto per la stagnazione della malattia e per controllare tutta la via escretrice. Tuttavia, la diagnosi definitiva è anatomopatologica, quindi possibile solo con il prelievo del materiale sospetto.
Terapia
La terapia di primo livello consiste nella resezione endoscopica delle neoformazioni vescicali (TURB) in anestesia spinale o totale. Il materiale asportato verrà analizzato dallo specialista anatomopatologo, che permetterà la diagnosi definitiva e indirizzerà verso il successivo passo terapeutico, deciso principalmente dall'urologo in un approccio multidisciplinare. Nel caso di un tumore superficiale, si protenderà verso una terapia conservativa, che prevede una chemioterapia endovescicale o un'immunoterapia, ma, nel caso di una neoplasia infiltrante, si indirizzerà verso la cistectomia radicale o altre forme di trattamento multimodali. La cistectomia radicale, ancora considerata il miglior trattamento nelle forme invasive, consiste nell'asportazione totale della vescica, degli organi pelvici anteriori (prostate e vescichette seminali nell'uomo; utero, tube di Falloppio, ovaie e la parete anteriore della vagina, se necessario, nella donna) e dei linfonodi adiacenti alla vescica. Successivamente, si dovrà confezionare una derivazione urinaria, con cui si ripristina il passaggio dell'urina verso l'esterno. Esistono molte derivazioni urinarie, che possono prevedere la ricostruzione della vescica (il paziente potrà così continuare ad urinare attraverso l'uretra) o il confezionamento di una stomia addominale esterna (dove verrà applicato un sacchetto per la raccolta delle urine). Naturalmente, il tipo di intervento viene concordato e condiviso con il paziente. L'approccio multidisciplinare alla malattia in base alle condizioni cliniche generali e al tipo di malattia potrebbe suggerire anche altri trattamenti, che possono combinare la chemioterapia, la radioterapia o l'immunoterapia.